
La “Cancel culture” esiste?
Nei giorni in cui scrivo questo testo esce in edicola un numero di «Internazionale» contenente un intervento a fumetti di Zerocalcare, dal titolo La dittatura immaginaria, che ufficializza a sinistra il dibattito sulla “Cancel culture” finora svoltosi in rete o via social. Il punto di vista di Zerocalcare trova forma nelle due parti in cui è divisa la storia: nella prima si contesta lʼesistenza di una “Cancel culture” così come intesa da destra (la “dittatura del politicamente corretto”), nella seconda si prendono le distanze da alcuni aspetti di intransigenza moralistica, tipici della tradizione anglosassone e americana, che accompagnano le più recenti campagne in difesa dei diritti civili e per la parità di genere. Da questo momento della discussione provo a sviluppare alcuni appunti di pensiero, necessariamente provvisori e incongrui, convinto che la difficoltà nel trattare il tema in maniera organica consista sostanzialmente nella non stabilità dei significati che affidiamo alla definizione stessa di “Cancel culture”.
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